Secondo la normativa, il buono pasto è un servizio sostitutivo della mensa, del valore indicato sul buono stesso, che può essere usato dai lavoratori dipendenti, sia a tempo pieno che parziale.
Possono usarlo anche coloro che collaborano con un’azienda, anche senza essere dipendenti diretti.
Perché esistono i buoni pasto?
L'obiettivo dei buoni pasto è semplice: aiutare i lavoratori a mantenere il benessere fisico necessario per continuare a lavorare.
Questo è particolarmente importante per chi deve pranzare fuori casa, durante una pausa pranzo prevista dal proprio orario di lavoro.
Quando si ha diritto ai buoni pasto?
Per ricevere il buono pasto in una giornata lavorativa, bisogna lavorare più di sei ore.
Questa regola vale per tutti i dipendenti, anche per chi usufruisce di permessi, come quelli previsti dalla Legge n.104 del 1992.
È importante sapere che, quando si prendono permessi retribuiti, come quelli della Legge 104, questi non vengono conteggiati come ore lavorative utili per ottenere il buono pasto.
Questo perché i permessi sono pagati, ma non contribuiscono a raggiungere le ore minime necessarie per il buono.
Un punto chiave è che i buoni pasto non fanno parte della retribuzione del lavoratore.
Non sono un extra sullo stipendio, ma solo un modo per aiutare a coprire le spese del pasto quando non c’è una mensa disponibile.
L’obiettivo è sempre lo stesso: permettere ai lavoratori di fare una pausa pranzo adeguata e tornare al lavoro con l'energia necessaria.
La giurisprudenza ha chiarito che i buoni pasto non sono un diritto automatico solo perché si lavora.
Vengono concessi in base all'organizzazione concreta dell'orario di lavoro.
Per esempio, la Corte di Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro può decidere di revocare i buoni pasto se non ci sono più le condizioni che li giustificano.
Quando non si ha diritto al buono pasto?
Non si riceve il buono pasto in caso di ferie, nelle domeniche o nelle festività non lavorate, durante i permessi di un’intera giornata, inclusi quelli della Legge 104, in aspettativa, nei giorni di congedo per maternità facoltativa, malattia o infortunio, nelle giornate di sciopero e durante i permessi sindacali.
Ad esempio, se un lavoratore prende uno dei tre giorni di permesso mensile previsti dalla Legge 104, anche se il permesso è retribuito, non avrà diritto al buono pasto. Questo perché il buono pasto è un beneficio legato all’orario di lavoro; non è un'integrazione allo stipendio ma un fringe benefit.
E per i permessi di poche ore?
In caso di permessi brevi (solo qualche ora), il buono pasto viene comunque concesso, a patto che il lavoratore raggiunga il numero di ore lavorate richiesto dal contratto.
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